Pro e contro del device più utilizzato per la rilevazione e il monitoraggio dell’ossigenazione (SPO2) nel paziente con difficoltà respiratoria.
Sono passati diversi anni da quando il lavoro pioneristico agli inizi degli anni ’70 portò all’invenzione del primo pulsossimetro da parte dell’ingegnere giapponese Aoyagi.
Questo dispositivo nel tempo è entrato come supporto nella pratica clinica quotidiana permettendo, attraverso il suo metodo semplice e non invasivo, la rilevazione e il monitoraggio della percentuale di saturazione di ossigeno nel sangue arterioso periferico.
Tutt’oggi questo sistema risulta essere molto adatto per la valutazione dello stato respiratorio del paziente, per tutti quei pazienti con segni di compromissione respiratoria e per valutare l’efficacia dell’ossigeno terapia.
Inoltre l’apparecchio permette la rilevazione delle pulsazioni cardiache.
La sua struttura utilizza:
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- Una sonda generalmente a forma di ‘pinza a molla’ che effettua la misurazione.
- Un unità di calcolo e elaborazioni dati che raccoglie i dati della sonda, li elabora e ne manda il risultato numerico sul monitor dello strumento.
- Un sensore ottico che prevede da un lato due diodi che emettono una luce con differente lunghezza d’onda-rossa ed infrarossa, dall’altro lato della sonda invece è presente un foto detector per la cattura della luce. L’emissione dei fasci di luce da parte dei due diodi consentono di attraversare tutti i tessuti fino ai capillari captando l’emoglobina presente nel sangue arterioso periferico.
La quantità di luce assorbita dall’emoglobine è differente a seconda che essa sia più o meno saturata, il calcolo dell’assorbimento delle due lunghezze d’onda consentono al processore di identificare la proporzione di emoglobina saturata (con un piccolo margine di scarto d’errore).
Il valore della saturazione che compare sul display viene mostrato come valore percentuale calcolato nell’intervallo di 3-10 secondi (non istantaneo). La registrazione avviene durante la pulsazione cardiaca quando l’ossimetro registra la variazione di volume del sangue arterioso durante il battito cardiaco.
Dove posizionarlo:
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- Nell’adulto: dito della mano o dito del piede, lobo dell’orecchio;
- Nei neonati la posizione ideale è rappresentata dal piede.
Valori della saturazione:
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- Normali: 95-99% (soggetto sano)
- Ipossiemia Lieve: 91-94%
- Ipossiemia Moderata: 86-90%
- Ipossiemia Grave: < 85%
Valori Frequenza cardiaca:
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- Normali: 60-100 bpm
- Bradicardia: < 60 bpm
- Tachicardia:>100 bpm
Nella rilevazione della SpO2 i valori di saturazioni devono essere messi in relazione al quadro clinico del paziente e tenere conto delle patologie preesistenti ad es. malattie respiratorie (asma, BPCO), infettive (COVID), cardiache (scompenso cardiaco), etc.
Aggiornato: 24/03/2023
Sviluppato da: ER-Academy
Documento di interesse: per tutti
Relatore: Mattia Bruni